lunedì 27 agosto 2018

Eiichiro Oda x SHŌNEN JUMP: intervista per i 50 anni della rivista

lunedì 27 agosto 2018
Salve ragazzi! :D
Ricorderete che alcune settimana fa vi avevamo portato un riassunto delle dichiarazioni rilasciate da Eiichiro Oda per il 50° anniversario del Weekly Shōnen Jump.
Ebbene, oggi vi portiamo la traduzione integrale by DFS dell'intervista.

"È davvero stupefacente. Considerando che avevo solo 20 anni, è un lavoro sorprendente. [ride]"
Oda lo dice scherzando, mentre osserva una copia dello Shōnen Jump contenente il primo capitolo di "ONE PIECE". Ma appare davvero sorpreso dal livello della sua opera.
"Disegnai questo capitolo dopo numerose bocciature, lo sapete. [ride] Ero finalmente riuscito a disegnare il mio manga di pirati e la one-shot aveva avuto un discreto successo, ma la mia idea fu bocciata ben due volte prima di ottenere il via per la serializzazione. Consegnai le bozze dei primi tre capitoli ad un incontro in cui si decideva quali opere sarebbero state serializzate. In quella versione Arlong e Gaimon comparivano già nel secondo capitolo e vi erano vari stili di disegno diversi. Ma dopo due bocciature, finalmente ottenni il via per il primo capitolo. Dai tempi della one-shot avevo ricevuto un sacco di bocciature."
A 15 anni, Oda era tra i finalisti del Premio Hop Step, a 17 anni ricevette il Premio Tezuka per "WANTED!" e l'anno successivo vince il Premio Hop Step per "Ikki Yakou". Nonostante questi riconoscimenti in giovane età, ci fu un periodo in cui le idee di Oda venivano bocciate una dopo l'altra.
"Credevo di essere entrato nel giro ormai e mi aspettavo di avere il via per la serializzazione. Per i due anni successivi alla pubblicazione di "MONSTERS", continuai a disegnare storie per "ONE PIECE", ma si rifiutarono di pubblicarlo sullo 
Shōnen Jump. L'editor diceva di non poter presentare un lavoro del genere, quindi non era neanche considerato agli incontri per la scelta delle one-shot da pubblicare.
Adesso però ritiene che quelle bocciature salvarono la serie.
"Essendo stato bocciato così tante volte, avevo un sacco di materiale da parte. Avevo io stesso bocciato alcune idee prima ancora di mostrarle all'editor. Avere così tanto materiale che non aveva mai visto la luce, mi aiutò molto ai tempi dell'inizio della serializzazione. Conoscevo le ragioni per cui quelle idee erano state bocciate, quindi mi impegnai al massimo per migliorarle; in questo modo venne fuori un grande primo capitolo. Senza tutte quelle bocciature, sarebbe stato difficile raccogliere così tanto materiale."
Quando Oda era un artista alle prime armi, il suo editor gli diceva spesso che il suo lavoro era 'senza carattere'.
"Mi impegnavo un sacco nelle ricerche per la trama. Credevo che bastasse aggiungere il disegno alla trama per ottenere un manga, quindi non capivo cosa intendevano quando mi dicevano che il mio lavoro non aveva carattere. Fu lì che iniziò per me la vera sfida."
Pensando ai personaggi unici e suggestivi di "ONE PIECE", è difficile crederci.
"Adesso disegno un sacco di personaggi interessanti [ride], ma ero davvero un incapace prima di capire il trucco. Quando creo un personaggio, penso per prima cosa a quello che farebbe in una determinata situazione. Per esempio, se della carne cadesse dal cielo, Rufy la mangerebbe, Nami resterebbe a guardare, mentre Zoro crederebbe si tratti di un nemico e lo farebbe a pezzettini. Questo rende un personaggio tale. E queste azioni devono essere ripetute in ogni situazione. Durante la pubblicazione dei capitoli, i lettori capiscono come un personaggio agisce, quindi se Rufy facesse qualcosa che è fuori dal personaggio se ne accorgerebbero. Ecco perché Rufy deve fare 'cose da Rufy', ma al tempo stesso deve anche sorprendere i lettori. Ora ce l'ho ben chiaro, ma all'inizio non avevo idea di che tipo di personaggio fosse Rufy. Parlando con Watsuki-sensei, mi disse che Rufy sembrava stare pianificando qualcosa di nascosto. [Oda ha lavorato come assistente del mangaka Nobuhiro Watsuki] Lui aveva la capacità di capire in anticipo le intenzioni degli autori, quindi pensai che ciò significava che i miei personaggi non si comportavano in maniera naturale.

Lo scorso anno, "ONE PIECE" ha raggiunto il suo 20esimo anniversario. Abbiamo chiesto a Oda se sente la pressione di aver trainato il successo del Jump per così tanto tempo.
"In realtà non mi sembra di aver trainato niente. Sono semplicemente contento se più persone possibile leggono il mio manga. Tutto qui. Sapere che è il manga più popolare mi dà forza, è come un motore che mi spinge a creare storie sempre più interessanti. Non sento su di me una grossa responsabilità. Quando "ONE PIECE" arriverà alla fine, se anche gli editor mi dicessero di continuare non li ascolterei. Finire il manga quando lo desidero è una mia scelta libera. Anche se a dire il vero potrebbe non finire mai, ho una marea di storie ancora da raccontare."
Quando gli chiediamo di Masashi Kishimoto, che ha concluso il suo manga dopo 15 anni di serializzazione, Oda dice di sentirsi solo.
"Io e Kishimoto-san siamo coetanei ed entrambi abbiamo pubblicato manga di successo nello stesso periodo. E ad entrambi hanno chiesto di curare il progetto di un film, pur essendo mangaka... abbiamo vissuto tutti e due esperienze di questo tipo. [ride] Non importa da quanto tempo sei amico di un altro mangaka, se il livello di popolarità delle vostre opere è diverso è difficile relazionarsi. Ma con Kishimoto-san abbiamo vissute le stesse difficoltà, ci siamo preoccupati per le stesse cose, riusciamo a comprenderci quando parliamo.


Se anche dovesse emergere un nuovo artista con un’opera dal successo paragonabile a quello di “ONE PIECE”, Kishimoto rimarrebbe sempre l’unico mangaka con la stessa prospettiva di Oda.
“È così. Quindici anni di esperienza non si recuperano in un anno... ma sembra che Kishimoto-san si stia godendo parecchio la vita dopo la fine di "NARUTO" [ride]. Pur arrivando così in alto nel nostro campo, mi ascolta sempre quando ho bisogno di sfogarmi, ed è sempre bello parlare con lui.”
Nonostante fossero acerrimi rivali nel mondo dei manga, dice di non averla mai percepita come una lotta.
“Sono un tipo molto aggressivo, mentre Kishimoto-san segue la corrente. È una brava persona. È sempre stato felice per me per i successi di "ONE PIECE". Però mi sembra di approfittare un po’ della sua gentilezza.”

Oda ha condiviso con noi i suoi pensieri riguardo l’industria dei manga in generale.
“Al giorno d’oggi i lettori possono scegliere tra molte riviste diverse. Mi spiace un po’ che non si vedano più tutti leggere lo stesso manga. Mi ricordo che ai miei tempi, quando dicevo agli altri che leggevo Dragon Ball, diventavamo subito amici. Penso sia questo il ruolo dei manga nella società. Specialmente da bambini, lo
Shōnen Jump era fondamentale per avvicinare le persone tra loro. Da quel punto di vista, ‘vendere molte copie’ assume più significato. Mi piacerebbe se le varie storie fossero più connesse. Sarebbe bello se si combinassero più riviste in una. Un po’ come gli Avengers. [ride]”
Ci racconta un episodio recente che l’ha fatto sentire un vecchio tra i mangaka dello 
Shōnen Jump.
“La bozza che ho finito l’altro giorno era per il capitolo 900. [l'intervista risale al maggio 2018, ndt] Quando "ONE PIECE" celebrò il suo 50esimo capitolo, la serie Kochikame di (Osamu) Akimoto-sensei raggiunse il capitolo 1.050. Pensai ‘Due cifre più di me! Questo tipo è un mostro!’ Ma ora che la mia serie è arrivata al 900, mi ha colpito quanto fossi vicino all’irraggiungibile numero di 1.000 capitoli. In altre parole, immagino che i giovani mangaka di oggi guardino me come io guardavo Akimoto-sensei all’epoca. Ma non mi sento così tutti i giorni. Sarò sempre la stessa persona.”
Quando Oda legge lo 
Shōnen Jump oggi, dice ridendo, “Ogni tanto ho dei momenti da vecchio e penso ‘non li capisco i manga di oggi.’” Ma la cosa non gli dà fastidio, né sente il bisogno di porvi rimedio.
“Non è questione di chi ha ragione e chi no. Ciò che importa è cosa cercano i lettori. Se "ONE PIECE" inizierà a perdere terreno, ricomincerò a studiare, ma dato che è ancora al top non mi faccio problemi per ora. [ride]”
Anche se ha detto chiaramente che non ritiene di essere il motore di 
Shōnen Jump, parlando con Oda è stato lampante il senso di importanza che sentiva nel creare una storia di punta per la rivista, perciò gli abbiamo chiesto se ne è orgoglioso.
“Non penso di averne il diritto. Quando Akimoto-sensei decise di terminare Kochikame, ho chiarito la cosa con gli editor. ‘Posso essere un asso, ma non sarò mai il Capitano.’ Akimoto-sensei è il Capitano. Legge 
Shōnen Jump tutti i giorni e conosce tutti i nuovi mangaka. Alla festa di fine anno dà consigli, dice loro quali parti dei loro manga sono interessanti. È una cosa straordinaria che io non sarei in grado di fare. Ciò che posso fare è essere il numero uno, e aiutare la rivista dal punto di vista delle vendite. Penso che possano lasciarmi quel ruolo, quello dell’asso.”
"ONE PIECE" si sta espandendo in nuovi formati, dal teatro kabuki alle serie tv d’oltreoceano.
“È un territorio inesplorato, o almeno, qualcosa che non è mai stata fatta prima. Ho un po’ di timore, ma mi sento anche libero. Se qualcuno prima di me avesse già avuto successo in questi generi, sentirei la pressione dei critici per soddisfare tali aspettative. Ma nessuno ha mai avuto successo, quindi non temo il fallimento. Voglio sperimentare tante cose nuove d’ora in poi. E non vedo l’ora di farlo.”

Cos’è Weekly Shōnen Jump per Eiichiro Oda?
"È il mio spazio libero per fare i miei schizzi seri. Anche oggi, ogni nuova serie parte sempre dagli schizzi. Lo faccio sin da quando ero piccolo, ma ora è anche una responsabilità. Lo ritengo un posto che mi permette di fare schizzi seriamente per far divertire la gente."

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